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Non è tempo per le polemiche

Non è tempo per le polemiche. Se già in tempi normali queste parole erano spesso utilizzate per tacitare chiunque avesse la sfrontatezza di avanzare qualche dubbio rispetto alla narrazione su determinati fatti, ai tempi del Covid-19 questo refrain sembra essere diventato lo scudo perfetto per celare qualsivoglia tipo di considerazione che cerchi di mettere in luce errori, omissioni e malefatte nella gestione dell’emergenza sanitaria ed economica. Tanti gli sbagli e gli errori che sono emersi in queste settimane di pandemia di Coronavirus, le mancanze delle istituzioni non si contano nemmeno più ormai, mancanze che hanno prodotto non solo un fallimento nella strategia di contenimento dei focolai di contagio, ma anche e soprattutto migliaia e migliaia di morti.

Eppure, ogni qualvolta qualcuno provi a farli notare questi gravi errori – che vanno dalla mancata chiusura di Alzano Lombardo e Nembro nella Bergamasca, alla tragica gestione della situazione nelle Rsa lombarde, agli assurdi scivoloni di un Governo che assiste impotente alla diffusione della bozza di decreto più drammatica della storia della Repubblica senza prendersi la briga di spiegare esattamente che cosa stia succedendo o di quelli di politici che lanciano via social e via stampa strampalate proposte per la riapertura di tutto l’apribile prima di Pasqua – la risposta è sempre una: non è tempo per le polemiche.

Ormai, porre un dubbio o rilevare pubblicamente i marchiani errori commessi è considerato al pari di un sacrilegio, ogni critica è blasfema e chi avanza considerazioni un profanatore delle istituzioni. Non è tempo per le polemiche, non è tempo per le inchieste, non è tempo per mettere al corrente i cittadini degli errori commessi da chi materialmente si sta occupando della loro salute, della loro vita, della loro economia quotidiana e da chi millanta mirabolanti soluzioni per la ripresa che così mirabolanti poi non sono e, anzi, sono piuttosto pericolose e miopi.

Non è tempo per le polemiche, ma siamo davvero sicuri che questa subdola tecnica di censura che alcuni rappresentanti delle istituzioni considerano al pari di un diritto divino possa essere compatibile con la democrazia? Non è tempo per le polemiche, ma il problema è che non sarà tempo per le polemiche nemmeno alla fine di questa tragedia, perché la nostra atavica memoria corta ci spingerà a dimenticare tutto ciò che è successo, sarà la corsa al peggior giustificazionismo. E se questo virus non lascerà il segno da questo punto di vista, avremo perso tutti l’occasione per imparare quanto siano invece preziosi i rompiballe che rilevano gli errori proprio quando non sarebbe tempo di polemiche. Perché queste non sono polemiche fini a loro stesse, ma sono il sale della salvaguardia dei diritti, delle libertà, della salute di tutti.

Foto in copertina di Andrea Toxiri da Pixabay

Charlotte Matteini

Mi chiamo Charlotte Matteini, sono nata il 30 dicembre del 1987 e tra pochi mesi compirò *enta anni. Sono laureata in una materia piuttosto bistrattata: comunicazione politica. Ho un passato da consulente, professione mollata per seguire la mia vera passione: il giornalismo. Sono ufficialmente giornalista dal 2016, ufficiosamente dal 2011, e mi occupo di politica interna e polemiche assortite.

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