Analisi politiche

La fine del Movimento 5 Stelle

La votazione sull’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini che si sta svolgendo ora su Rousseau è una barbarie. È una barbarie perché fondata su un principio assurdo, il principio che prevede che chiunque, in assenza di una conoscenza approfondita di questioni e carte processuali, può arrogarsi il diritto di decidere le sorti del governo.

A prescindere dal merito della questione, perché non c’entra nulla l’essere favorevoli o meno alle accuse contro Matteo Salvini, siamo davanti a una forza di governo che ragiona ancora da opposizione e che in presenza di uno scenario lose-lose, scarica le responsabilità su una base non adeguatamente informata, cercando però di orientare l’esito della votazione. Perché uno, alla fine, non vale davvero uno.

In 8 mesi, Matteo Salvini ha messo nell’angolo gli alleati e ne ha cannibalizzato l’elettorato ed è palese che i 5 Stelle non abbiano saputo e non sapranno mai reagire a chi l’arte della politica, a differenza loro, la conosce. A distanza di 8 mesi non hanno ancora capito la reale differenza che passa tra l’essere una forza di opposizione e una di governo, le posizioni intransigenti che negli anni hanno portato avanti senza guardare in faccia a nessuno gli si stanno rivoltando contro, gli ideali che tanto hanno sbandierato non esistono più. E la base i distinguo, ora, ovviamente, non li digerisce e non li comprende perché fino a un anno fa di distinguo non ce n’erano per nessuno (eletti 5 Stelle simpatici ai vertici esclusi).

Il Movimento 5 Stelle sa perfettamente che se l’autorizzazione viene concessa cade il governo e cerca di spingere gli attivisti a negarla, senza però avere il coraggio di prendere una posizione davvero netta, senza fare quello che ci si aspetta da dei parlamentari e governanti pagati per decidere le sorti del Paese. Perché Di Maio lo sa che non ha scampo: o difende Salvini, e quindi la tenuta del governo, oppure difende i principi del Movimento 5 Stelle, come molti si aspetterebbero, e tutti vanno a casa.

Le implicazioni di questa votazione, qualsiasi sarà l’esito, sono drammatiche. È un voto che per l’ennesima volta fa carta straccia della costituzione e delle prerogative parlamentari, è un voto che ci fa regredire ai tempi di Barabba, ai tempi in cui si pensava che il popolo fosse titolato a decidere di pancia senza conoscere davvero i fatti.

Comunque vada, oggi sarà un requiem.

Charlotte Matteini

Mi chiamo Charlotte Matteini, sono nata il 30 dicembre del 1987 e tra pochi mesi compirò *enta anni. Sono laureata in una materia piuttosto bistrattata: comunicazione politica. Ho un passato da consulente, professione mollata per seguire la mia vera passione: il giornalismo. Sono ufficialmente giornalista dal 2016, ufficiosamente dal 2011, e mi occupo di politica interna e polemiche assortite.

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