Lavoro e sfruttamento

Il caso Carpisa: in Italia siamo arrivati a pagare per lavorare

Vuoi vincere uno stage? Prima devi comprare una borsa. È l’assurda proposta di lavoro, camuffata da gentile elargizione, pensata e rilanciata dall’azienda Carpisa. Come scoperto il 31 agosto scorso da Fanpage.it, il noto marchio di borse ha lanciato una sorta di concorso a premi e messo in palio uno stage di un mese nel reparto comunicazione e marketing dell’azienda con un rimborso spese da 500 euro. Per accedere a questa grottesca lotteria del lavoro, i/le partecipanti – rigorosamente tra i 20 e i 30 anni di età – dovranno prima acquistare una borsa Carpisa della nuova collezione per un valore compreso tra i 30 e i 120 euro e, successivamente, una volta in possesso del prezioso codice che dà accesso al concorso, presentare un piano di comunicazione per la nuova linea di borse Capsule Collection Carpisa firmata da Penelope e Monica Cruz, collezione Spring/Summer 2018.

Nel tuo progetto di comunicazione non dimenticare di includere:

  1. Definizione dei punti di forza e il messaggio dei prodotti;
  2. Analisi del posizionamento del brand;
  3. Evidenza degli obiettivi del lancio;
  4. Definizione del target di riferimento;
  5. Definizione del budget;
  6. Dettaglio delle tattiche ed elenco delle azioni di comunicazione.

Insomma, a leggere le linee guida del concorso sembrano essere richieste competenze di un certo livello, non esattamente in possesso di uno stagista che dovrebbe essere uno studente o un lavoratore alle prime armi da formare. Al di là dell’annosa questione della richiesta di competenze sovradimensionate rispetto all’offerta di lavoro proposta, il punto cruciale di questa sottospecie di annuncio è un altro: come può un’azienda anche solo pensare di poter reclutare forza lavoro con un concorso a premi, spingendo la malcapitata speranzosa persona a dover comprare una borsa a prezzo pieno, manco in saldo, per poter agguantare la possibilità di accedere a un banale stage da un mese retribuito con 500 euro?

“Prima o poi pagheremo per lavorare” si dice spesso, scherzando amaramente. Bene, nel settembre dell’anno 2017 siamo davvero arrivati a far avverare questa triste profezia. Comprare una borsa per accedere a un concorso che mette in palio un miserrimo stage da un mese con rimborso spese, se questo non è raschiare il fondo del barile cos’altro può esserlo? Per alcuni, purtroppo, l’offerta è addirittura un’opportunità. Insomma, in tempi di vacche magre trovare un’occupazione sottopagata partecipando a una sorta di lotteria a cui si accede solamente comprando un prodotto dell’azienda che mette in palio il posto di lavoro non sarebbe un’occasione da gettare, ma da valutare.

Il problema, purtroppo, è che i tempi sono così bui che siamo arrivati al punto di giustificare qualsiasi malsana pratica aziendale pur di agguantare la possibilità di ottenere un lavoro, chiamiamolo così. La domanda che ci si dovrebbe porre di fronte a queste offerte che tutto hanno di offensivo e ben poco di allettante è solamente una: ma per quale motivo una persona in possesso di tutte queste competenze richieste dovrebbe accettare una proposta di lavoro del genere? La risposta, purtroppo, è molto semplice: perché il mercato del lavoro in Italia è ormai oltre il ribasso e chi rimane è costretto a valutare e accettare qualsiasi tipo di sopruso per sbarcare il lunario, per mangiare. Pagare per lavorare è un’opportunità nel 2017. E dunque, tra qualche anno, che cosa saremo disposti ad accettare pur di non passare per choosy e fannulloni? Di prostituirci in cambio di un’occupazione?

Charlotte Matteini

Mi chiamo Charlotte Matteini, sono nata il 30 dicembre del 1987 e tra pochi mesi compirò *enta anni. Sono laureata in una materia piuttosto bistrattata: comunicazione politica. Ho un passato da consulente, professione mollata per seguire la mia vera passione: il giornalismo. Sono ufficialmente giornalista dal 2016, ufficiosamente dal 2011, e mi occupo di politica interna e polemiche assortite.

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