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Il caso Buondí Motta nello sventurato Paese che vorrebbe censurare l’ironia

Ci risiamo: ciclicamente, come da tradizione, ci ritroviamo a dover contrastare i maestrini della buon costume, quei maestrini che, come da tradizione, ciclicamente tornano alla ribalta ordinando la censura di contenuti satirici e ironici che non riescono a comprendere. Casus belli odierno un innocente spot pubblicitario del Buondí Motta. Nella pubblicità realizzata da Saatchi&Saatchi viene sostanzialmente messa alla berlina la tipica comunicazione da ufficio stampa utilizzata per pubblicizzare prodotti e servizi di vario tipo. Nello spot si vede una bambina che parla alla propria madre sfoggiando frasi da pubblicitario vecchio stampo e le chiede una colazione “leggera ma decisamente invitante, che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e di golosità”. La madre risponde alla figlia che quel tipo di colazione non esiste e che dovesse esistere davvero un’asteroide dovrebbe colpirla in quello stesso momento. L’asteroide piomba sulla Terra e uccide la madre, compare Buondí Motta e fine.

Apriti cielo, letteralmente. Lo spot è stato preso di mira da centinaia di commentatori che, inviperiti, hanno a più riprese invocato la censura dello spot e il boicottaggio dell’azienda, sostenendo che lo spot fosse violento e diseducativo e che i pubblicitari senza cuore non avessero minimamente pensato a quei bambini che hanno perso la propria madre in tenera età. Come da tradizione, dunque, anche questa volta ci siamo trovati ad assistere a un vero e proprio tiro al piccione nei confronti di Motta, che a più riprese è stata accusata di essere un’azienda priva di valori e morale, ed è tornato alla ribalta quell’antico refrain duro a morire: non si può fare satira su qualsiasi argomento, su certe cose non si scherza.

Un copione ormai già noto, ogni volta che ci si trova a discutere di satira in questo Paese c’è sempre qualcuno che salta fuori invocando la censura perché incapace di comprendere non solo lo specifico contenuto satirico oggetto della contestazione, ma che proprio ignora in generale che cosa siano davvero satira, ironia, humor nero e sarcasmo. Uno dei più grandi equivoci del ventunesimo secolo è proprio questo: le persone sono convinte che satira e umorismo debbano unicamente far ridere e che debbano unicamente prendere di mira i cosiddetti potenti. E invece no, satira e umorismo da sempre sono gli strumenti utilizzati per provocare nel lettore o nell’ascoltatore una riflessione amara su molteplici aspetti della vita, dalla politica fino ai tanto odiati e vituperati luoghi comuni.

Come scrissi, caso vuole, proprio lo scorso 2 settembre 2016 su Fanpage.it, in occasione della polemica che investí i vignettisti di Charlie Hebdo – accusati di aver realizzato una vignetta satirica irrispettosa sul tragico terremoto di Amatrice – “se un giorno decidessimo di stilare una lista di temi che vignettisti, satiri e comici in genere possono permettersi di toccare, avremmo una lista composta da nessun argomento. Nessuno, perché ogni essere umano è diverso dall’altro e a seconda del proprio personale grado di sensibilità, senso dell’umorismo e scala valoriale potrebbe ritenere offensiva un’opera satirica su un tal argomento e non essere invece toccato da un altro tema”.

Dunque, insomma, io quel bellissimo asteroide della pubblicità del Buondí Motta lo lancerei contro tutte quelle persone che non sono mai capaci di farsi una cazzo di risata. Ormai, davvero, bisogna aver paura a scrivere o dire qualsiasi cosa perché c’è sempre qualcuno pronto a ordinare censure, a tacitare chi fa una battuta sarcastica o chi cerca di fare dell’umorismo un po’ meno banale della solita trita e ritrita comicitá all’acqua di rose tipicamente italiana.

Umorismo, ironia, sarcasmo e humor nero sono forme d’arte, se non siete in grado di comprenderle la colpa è vostra. E se pensate sia saggio ricorrere alla censura per far scomparire ciò che non vi piace perché non siete in grado di capire, allora siete doppiamente colpevoli.

Charlotte Matteini

Mi chiamo Charlotte Matteini, sono nata il 30 dicembre del 1987 e tra pochi mesi compirò *enta anni. Sono laureata in una materia piuttosto bistrattata: comunicazione politica. Ho un passato da consulente, professione mollata per seguire la mia vera passione: il giornalismo. Sono ufficialmente giornalista dal 2016, ufficiosamente dal 2011, e mi occupo di politica interna e polemiche assortite.

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1 commento

  1. CGJ dice:

    Ma che cazzo di ironia sarebbe? Questa è demenza. Uno spot del genere può funzionare il un paese di coglioni, in un paese di gente normale essendo quella spugna imbevuta di marmellata un prodotto per bambini, si pensa che la guardino i bambini. Ironia patetica e fuori target.

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